Terrificante Essere
nascosti dentro il Ventre della Notte, aspettando
che l'alba squarci il Buio

lunedì 12 novembre 2012

è vero a volte vorrei




poter scappare dal mio pensiero...




per non farvi ritorno




e percorrere le strade d'inchiostro




battute dal fato che sciabola i sogni




col suo fiato lubrico




lasciando incisioni asimmetriche




sulla pelle del tempo.




è vero a volte potrei




voler scappare da questa clessidra…




per tornare oltre l'orizzonte




nel luogo che sopravvive




alla nostre mutevoli esistenze




sabbia dopo sabbia




deserto dopo deserto




anima dopo anima




sino alla fine.

giovedì 1 novembre 2012

L'impronta dell'alba.


 
Fuori il buio, senza elettricità, era di un nero impenetrabile e le finestre che aveva rimediato dal grossista tenevano bene. L’aria gelida non filtrava e le persiane riuscivano a nasconderlo dalle bestie. Non aveva mai notato quanti animali si aggiravano in cerca di un facile pasto. A volte provava persino paura, strano perché non conosceva quella emozione un tempo.
Sebbene avesse raggranellato parecchie armi e un paio di casse di munizioni, non si sentiva sicuro e ancora quella strana sensazione allo stomaco.
< La paura non ti passa se hai un fucile in mano. Anzi a volte ne hai di più >
Un branco di lupi da giorni gironzolava vicino alla sua fortezza, avevano fame anche loro, ma per adesso non sarebbe diventato il loro pasto.
La neve stava cadendo copiosa, obbligandolo a restare chiuso per chissà quanto tempo. Fortunatamente aveva svaligiato un supermercato e fatto una gigantesca scorta di generi alimentari in scatola. Senza la corrente elettrica tutto il resto era diventato una marmellata di vermi. Eppure si ricordava di un servizio giornalistico ascoltato alla radio, in cui decantavano le doti del cibo surgelato nel confronto col cibo fresco e di quello in scatola.
< Già la radio, non ho provato nemmeno ad accenderla oggi > si disse a voce alta mentre cercava le due ultime batterie. Le infilò nella piccola ricevente cercando fra i vari canali. Solo fruscio di fondo e qualche inutile scarica elettrica.

Biografia

Aronne Micael Belial nasce a Oneglia il 16 marzo 1661, magnifico discendente della razza degli Imperathus Glaciensis, detti anche Tundra Tore. E' l'ultimo esemplare della sua specie che è scomparsa dalla maggior parte dell'artico alla fine del Medioevo.  Erano creature possenti e longeve, s’ipotizza anche 1000 anni, caratterizzate dalla presenza di notevoli quantità di veleno e inchiostro diluiti nel sangue, una folta pelliccia (sintetica) per porteggersi dal gelo artico. Possedevano parole molto affilate, taglienti, ma non è chiaro se fossero un adattamento specifico al loro ambiente o un vezzo comportamentale, sebbene sia stato suggerito dagli studiosi che potrebbero aver utilizzato i lemmi come pale da neve, per eliminare le emozioni dai pensieri e raggiungere sepolti sotto la pelle, i brividi. Si presume che la loro estinzione sia a causa della limitata alimentazione, dei cambiamenti climatici e il passaggio a modelli di caccia dell'uomo; arrivando l'era moderna, l’uccisione di esseri umani divenne impraticabile, questo fu sufficiente a spingerli nel baratro dell’annullamento totale.

Aronne Micael Belial si definisce l’ultimo scribacchino, scarabocchia per diletto, per il piacere di raccontarsi e giocare col passato, inventandolo nuovamente, lo attrae confondere ciò che è stato con ciò che avrebbe potuto essere.

Aronne un uomo, ammasso inutile di cellule, che è sopravvissito nel sud dell’Europa errando senza meta, nella continua ricerca di una quanto mai irrangiungibile illuminazione, un uomo con tutti i limiti dell'esserlo, un uomo che ha vissuto fra loro, con loro e in loro. Un uomo che ha incontrato un ANgelo che lo ha soggiogato, amandolo alla follia, trasformando il suo animo in Micael, insegnandogli il sapore delle lacrime, quelle che piombano grevi sui nostri cuori, accompagnandolo ai margini del mondo, nella dimensione del sogno, per poi doverlo abbandonare ai confini dell'inferno. Dentro ad un dolore che come una spina ogni giorno penetra un po' più a fondo nell’essere, forgiandolo in Belial, un DeMone. Colpevole, e consapevole, di essere attrente, invitante, seducente, velenoso, freddo, affilato ma sincero, un imbrattacarte che si diletta a dipingere paesaggi di emozioni sulla pelle del tempo...

sabato 20 agosto 2011

Nuova recensione

Il protagonista del romanzo, Diaccio, carismatico e sensuale, ma tormentato da un passato oscuro e segreto, è l’uomo che ogni donna vorrebbe nel proprio letto ma fuori dalla propria vita. Strane analogie, inquietanti deja-vu, sensazioni sconcertanti, sprigionate dalla lettura di un libro misterioso, sembrano far riaffiorare nell’uomo antichi tormenti mai sopiti e lo spingono a chiedere spiegazioni allo sfuggente e sprezzante autore, onomasticamente evocativo, Aaron Mikael Beliar. Anche il lettore verrà trascinato in una spirale ipnotica di date ricorrenti, di numeri magici, di sogni premonitori, trovandosi costretto a fare i conti con il mistero della cadenza perfetta e sincrona del Caso. Questa l’incredibile alchimia dell’autore A. M. Belial: trasformare sapientemente l’inchiostro in veleno, capace di insinuarsi lentamente nel sangue fino a completa assuefazione.

La Stirpe del Ghiaccio

domenica 2 gennaio 2011

cocci di te

ho rotto la bambola di porcellana
che mi avevi regalato,
dentro c'era il tuo sorriso
adesso è il mio.
cerco fra i cocci d'argilla cotta,
sperando di trovare ancora
un po' di te,
mi manca un nulla per sentire
il tuo sapore sulle mie labbra,
mi manca poco per vedere il tuo viso
illuminare la mia notte.